Nel suo piccolo e con tutti i suoi limiti, La notte del giudizio è una serie riuscita e interessante, che punta tutto sul genere sfrenato (una contaminazione fra horror e action dagli equilibri in costante movimento) ma non rinuncia a iniettare un sottotesto politico e sociale semplice, diretto, tutto sommato efficace. Dopo l'esordio piccolo piccolo a base di home invasion e un secondo episodio più ambizioso, che spostava l'azione sulle strade e mostrava la "purga" in maniera più convinta, alla terza uscita comincia a diventare un po' difficile mantenere il senso di freschezza e infatti con Election Year, a tratti, la serie inizia a mostrare un po' la corda. James DeMonaco, però, ci crede ancora fortissimo e riesce a dare al film una sua personalità convinta e una natura forse ancora più ambiziosa.
La notte del giudizio - Election Year
Da un lato, infatti, l'elemento horror di quello che è e rimane sostanzialmente un film d'azione parte qui ancora più per la tangente, con la purga ormai diventata evento annuale di culto e bande di folli sempre più organizzati, con strumenti di morte e divise assurde che danno vita a sequenze piuttosto evocative. E più in generale è proprio il contesto ad essersi sviluppato e a mostrare come la tradizione della purga sia cresciuta nel tempo, spingendo persone a remare contro, fra ribelli che lottano contro il sistema e medici che girano in ambulanze corazzate per dare una mano, ma anche generando perfino un florido turismo internazionale, con persone che arrivano da ogni angolo del globo per godersi questa nuova meraviglia a stelle e strisce. E qui chiaramente si sconfina nell'altro aspetto, quello della satira che nella serie non è mai mancata e che nel terzo episodio, giocando anche sul parallelo con le elezioni presidenziali statunitensi "vere", spinge ancora più forte. Poi, certo, rimane una critica semplice, diretta e de panza, non ci si può aspettare chissà quale profondità, ma rimane anche un elemento che continua a donare a La notte del giudizio una personalità tutta sua e un taglio più interessante rispetto a tanto altro horror seriale. E per l'eventuale quarto episodio mi gioco un euro che la buttano sulla Guerra Civile.
Nel suo piccolo e con tutti i suoi limiti, La notte del giudizio \u00e8 una serie riuscita e interessante, che punta tutto sul genere sfrenato (una contaminazione fra horror e action dagli equilibri in costante movimento) ma non rinuncia a iniettare un sottotesto politico e sociale semplice, diretto, tutto sommato efficace. Dopo l'esordio piccolo piccolo a base di home invasion e un secondo episodio pi\u00f9 ambizioso, che spostava l'azione sulle strade e mostrava la \"purga\" in maniera pi\u00f9 convinta, alla terza uscita comincia a diventare un po' difficile mantenere il senso di freschezza e infatti con Election Year, a tratti, la serie inizia a mostrare un po' la corda. James DeMonaco, per\u00f2, ci crede ancora fortissimo e riesce a dare al film una sua personalit\u00e0 convinta e una natura forse ancora pi\u00f9 ambiziosa.
Da un lato, infatti, l'elemento horror di quello che \u00e8 e rimane sostanzialmente un film d'azione parte qui ancora pi\u00f9 per la tangente, con la purga ormai diventata evento annuale di culto e bande di folli sempre pi\u00f9 organizzati, con strumenti di morte e divise assurde che danno vita a sequenze piuttosto evocative. E pi\u00f9 in generale \u00e8 proprio il contesto ad essersi sviluppato e a mostrare come la tradizione della purga sia cresciuta nel tempo, spingendo persone a remare contro, fra ribelli che lottano contro il sistema e medici che girano in ambulanze corazzate per dare una mano, ma anche generando perfino un florido turismo internazionale, con persone che arrivano da ogni angolo del globo per godersi questa nuova meraviglia a stelle e strisce. E qui chiaramente si sconfina nell'altro aspetto, quello della satira che nella serie non \u00e8 mai mancata e che nel terzo episodio, giocando anche sul parallelo con le elezioni presidenziali statunitensi \"vere\", spinge ancora pi\u00f9 forte. Poi, certo, rimane una critica semplice, diretta e de panza, non ci si pu\u00f2 aspettare chiss\u00e0 quale profondit\u00e0, ma rimane anche un elemento che continua a donare a La notte del giudizio una personalit\u00e0 tutta sua e un taglio pi\u00f9 interessante rispetto a tanto altro horror seriale. E per l'eventuale quarto episodio mi gioco un euro che la buttano sulla Guerra Civile.
Sono passati due anni da quando Leo Barnes si è fermato dal portare a termine una deplorevole vendetta durante la Notte del giudizio. A capo della sicurezza per la senatrice Charlie Roan, Leo ha come compito quello di proteggerla nella sua corsa alla presidenza. Quando però un tradimento li costringe a stare per le strade di Washington durante l'annuale notte rituale in cui poveri e innocenti diventano vittime privilegiate, Leo e Charlie dovranno cercare di rimanere in vita fino all'alba.
Diretto e sceneggiato da James DeMonaco, La notte del giudizio - Election Year porta per la terza volta sullo schermo l'idea provocatoria di una notte all'anno in cui vengono considerati legali tutti i crimini commessi, favoriti addirittura dal governo. Le 12 ore di illegalità annuale questa volta coincidono con un'appassionata battaglia elettorale che vede l'intera nazione profondamente divisa tra coloro che sostengono la notte del giudizio e coloro che la rifiutano. Guidato dai Nuovi Padri Fondatori d'America (NFFA), il governo ha autorizzato la notte per garantire che il tasso di criminalità nel resto dell'anno rimanga al di sotto dell'1% ma i contestatori sono convinti che tale scelta non sia altro che una strategia delle istituzioni per eliminare i poveri e i deboli permettendo in tal modo alle élite di prosperare. Sul punto di rivelare la cospirazione, cinque eroi capiranno a proprie spese fino a dove saranno in grado di spingersi per proteggere ciò in cui credono e le persone che amano.
Con la direzione della fotografia di Jacques Jouffret, le scenografie di Sharon Lomofsky, i costumi di Elisabeth Vastola e le musiche di Nathan Whitehead, La notte del giudizio - Election Year combina elementi da diversi generi cinematografici (azione, horror, sci-fi, futuro distopico e utopico) e propone un forte messaggio politico. Esplora infatti le difficoltà della società contemporanea nel vivere un contesto in cui un governo corrotto incoraggia la gente a farsi giustizia rendendo i più poveri vittime sacrificali, approfondendo le dinamiche che si instaurano quando i cittadini si fanno forza per contrastare questo fenomeno.
Sono due anni che Leo Barnes, interpretato da Frank Grillo, è riuscito a fermarsi in tempo da una deplorevole vendetta (nella conclusione di Anarchia - La notte del giudizio). Ora, Leo è impegnato a guidare la sicurezza della senatrice Charlie Roan, portata in scena da Elizabeth Mitchell: la sua missione è diventata la protezione di questa donna durante la controversa e contestata corsa per la presidenza.
La nuova "notte del giudizio" diventa così un'occasione irripetibile, per i Nuovi Padri Fondatori, per sbarazzarsi della Senatrice Roan. La donna, ignara della minaccia che grava su di lei, ha deciso di trascorrere la notte nella propria abitazione, affidando la sua sicurezza all'ex ufficiale di polizia Leo Barnes (Frank Grillo). Ma nonostante gli scrupoli di Barnes e la presenza di alcune guardie del corpo, lo scoccare della fatidica "ora X" segnerà l'inizio di un lungo incubo a occhi aperti...
A tre anni di distanza dal film capostipite della serie, La notte del giudizio, le tematiche al cuore della saga distopica di James DeMonaco hanno conservato una sinistra attualità, quanto mai evidente in questo terzo capitolo, La notte del giudizio - Election Year. Un'attualità che si misura non tanto nell'idea di sfruttare la coincidenza temporale con le prossime elezioni per la Casa Bianca, con un personaggio - la Senatrice Charlie Roan - che adombra in parte la figura di Hillary Rodham Clinton e il suo impegno contro la lobby delle armi; quanto, invece, nell'eterno dramma delle esplosioni di violenza che minano a più livelli la società americana, accentuate di recente da rinnovate tensioni razziali e alimentate tragicamente dalla facilità con cui, in terra statunitense, è possibile dotarsi di veri e propri arsenali privati. Una vecchia piaga per gli USA, sulla quale si continua a discutere aspramente, e che DeMonaco - ancora una volta nella doppia veste di regista e sceneggiatore - sembra collegare in senso metaforico al dibattito, nell'universo narrativo del film, sulla proposta di abolire lo Sfogo: quella notte di furia selvaggia in cui tutto è permesso, in cui i cittadini sono autorizzati a scatenare i loro peggiori istinti e in cui non esiste crimine troppo atroce da essere vietato.
Se il primo La notte del giudizio, nel 2013, contava sull'effetto novità dell'idea alla base del soggetto e sull'atmosfera claustrofobica di un "assedio casalingo" alla Funny Games, un anno più tardi il sequel Anarchia - La notte del giudizio evitava l'effetto fotocopia moltiplicando personaggi e punti di vista e portando l'azione nelle strade di Los Angeles, con scenari da guerriglia urbana che rievocavano i gloriosi B-movie stile I guerrieri della notte. Con Election Year, DeMonaco si mantiene prossimo alla struttura di Anarchia: una rapida presentazione dei personaggi, due linee narrative destinate ad intrecciarsi e una catena di circostanze che porteranno i malcapitati comprimari ad abbandonare le fortezze domestiche per affrontare la metropoli: il teatro, tenebroso e spettrale, di un gioco gladiatorio di scioccante efferatezza, in cui per sperare di sopravvivere bisogna correre senza sosta, guardarsi costantemente le spalle e, a mali estremi, rispondere al fuoco dei propri avversari. 2ff7e9595c
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